Questione di estetica – ep. 0, introduzione
Ecco a voi il primo episodio di “Questione di estetica”, dove affronterò, una alla volta, ogni tanto, il tema delle c.d. estetiche, ossia - per come verranno qui intese - quelle tendenze visive e culturali che plasmano immaginari e identità, online e offline.
Per capire esattamente di cosa si tratta, è utile partire dall'etimologia della parola "aesthetica" (di origine greca), che significa "sensazione". Originariamente intesa come la "percezione attraverso la mediazione del senso", l'estetica diventa una branca della filosofia: siamo nel 1750 quando Alexander G. Baumgarten la definisce "scienza del Bello".
Dallo studio di ciò che è bello e delle sensazioni che trasmette, si è arrivati a parlare di "espressioni estetiche" e di correnti, quali
“insieme di immagini, suoni, colori e sensazioni che vanno a definire e produrre una certa atmosfera, un mood, una vibe."
Secondo Valentina Tanni, docente di Digital Art del Politecnico di Milano e autrice dei saggi Memestetica (regalatomi da un amico, ciao Jac se mi stai leggendo!) ed Exit Reality
"si tratta di gruppi di segni di riconoscimento, che, se messi in comune, hanno la capacità di aggregare delle comunità intorno a degli universi estetici» .
Si tratta dunque di un concetto che evoca, attraverso contenuti omogenei online e offline, l’identità di una cultura o, talvolta, una sottocultura, capace di evocare delle sensazioni in chi li osservi.
Passiamo agli esempi.
Si pensi a degli oggetti che richiamano uno stesso stile, con cui si arreda una stanza, di cui poi si scatta una foto per caricarla su internet , magari insieme a una canzone. Ecco creata un’immagine “aesthetic”. Oppure a una immagine creata digitalmente, che rappresenta qualcosa che – pur non esistendo – riesce a convincerci sia parte di un mondo in cui tutto è effettivamente così, coerente anche al di fuori di quella sola figura.
Ancora, pensiamo a un disegno, a un fumetto, a un film, in cui ci si sente calati in una realtà fatta di geometrie che abbracciano l’opera.
Ciò che conta di questi contenuti è la percezione, la sensazione che un’estetica
suscita in chi la guarda. Può essere uno stato d’animo positivo, di comfort,
oppure di avventura, di malinconia, di speranza, ecc.
Mi rendo conto che non sia agevole afferrare da queste poche
righe il senso della questione, che per altro, a mio avviso, trova la sua
espressione non nelle parole, bensì in diversi veicoli.
Come avete potuto notare l'estetica del mio blog, ad esempio, è veramente minimalista (vi assicuro che non si tratta di una scelta oculata ma una semplice "questione di tempo"). Vi invito ad osservare l'orrenda copertina dell'articolo, mio infausto tentativo di unire immagini rappresentanti alcune estetiche.
In questa rubrica analizzerò quindi alcune delle mie estetiche preferite per farvi immergere nel mondo di ciascuna, esplorandone i retroscena e tutti i mezzi (dai fumetti alla moda, passando per l'architettura) in cui le stesse si sono espresse e continuano a esprimersi nel tempo.
Se vi va, fatemi sapere qual è la vostra estetica preferita, se ne avete una, o quale vorreste che raccontassi.
Ci vediamo al primo episodio, il Retrofuturismo!
E.
C'è grande attesa per il solarpunk non si può negare
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